Hot Choccolate
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No, così non l’ho mai fatto.” Una frase che non avrei mai pensato di dire visto che nonostante l’età non mi sono mai lasciata pregare per darla. Tutta colpa di un gioco, eh. Come al solito! Un numero erotico svizzero con cui ho deciso di intrattenermi. Sì, lo so. Non avevo mai provato col telefono, e senti qui com’è andata.
Il fatto che mi piaccia scopare ha sempre spaventato gli uomini meno interessanti che ho incontrato e mi ha aiutato a trovare le persone giuste con cui potermi divertire… Così però non l’avevo mai fatto: insomma, farmi scopare sopra alla tavoletta di cioccolato più grande del mondo? Davvero?
Quando dalla redazione del blog mi hanno proposto di scrivere l’articolo per il campionato di cioccolateria di Zurigo riuscivo a pensare solo a quanto la Svizzera fosse… neutrale, per me. Voglio dire, cosa c’azzecco io con il Paese che ha inventato gli orologi o roba simile? Arrivo sempre in ritardo. Ricordi che non volevo andare? Be’… Non avevo calcolato che la maggior parte dei partecipanti a questi eventi sono uomini, che molti di loro sono ragazzini prestanti e che profumano tutti di cioccolato! Tutti, dalla testa ai piedi.
Sono arrivata all’evento che il pomeriggio stava finendo, fuori era già buio e io mi annoiavo da morire. Ho trovato questo adesivo di una linea erotica attaccato a una maniglia del palasport dove si teneva l’evento, l’ho fotografato, sono andata in una stanzetta che era aperta… forse un camerino e… Ho provato a telefonare.
La ragazza che mi ha risposto è stata molto efficace! Quello che mi ha detto e che mi ha fatto fare mi ha bagnato come non mi capitava da un sacco di tempo. Quando hanno bussato alla porta mi è preso un accidente, ho spento il telefono che quasi mi è cascato e dietro di me mi sono ritrovata questo tipo.
Sedotta dallo chef in magazzino
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Chef, vestito di tutto punto. Non più di trent’anni. Alto, spalle larghe. Moro e con un bel ciuffo, non aveva quei ridicoli cappelli.
Mi chiede con accento un po’ mitteleuropeo se possono entrare per appoggiare le lastre e scopro che mi ero infilata nel magazzino dove dovevano conservare i pezzi della tavoletta di cioccolato più grande del mondo. Pezzi che poi avrebbero saldato sul palco della kermesse.
Quando gli operai sono usciti sono rimasta nella stanza con Franz. Mi sono presentata e gli ho proposto un’intervista: oh, mi sono buttata, ma ero talmente eccitata che non c’ho messo molto a passare dal reggere il microfono a reggergli il cazzo.
Mi ritrovo davanti Franz ancora in divisa, patta aperta e cazzo duro, un grosso cazzo dalla consistenza del velluto. Una pelle morbida che mi sono passata e ripassata tra le labbra. Aveva un sapore buono, dolce. Gliel’ho mordicchiato fino a quasi farlo venire, ma poi lui mi ha preso, mi ha alzato la gonna scozzese e mi ha messo a sedere sulla tavoletta di cioccolato. Sì, hai capito bene. Mi ritrovo a gambe aperte, con le mutandine tirate da un lato e questo ragazzo vestito da cuoco che mi lecca la figa sopra a un gigantesco pezzo di cioccolata. Forse il paradiso è fatto proprio così. Lui mi morde i capezzoli, la camicetta me l’ha quasi strappata, ma per questo lo perdoniamo. Mi entra dentro con furia, ma sono così aperta che l’unica cosa che sento è piacere e il profumo intenso della cioccolata su cui sto lasciando i segni delle unghie. E mi pompa come un matto, Franz.
C’è un momento in cui dobbiamo rallentare, sentiamo degli applausi, delle voci fuori dalla stanza. Franz sembra dover venire, me lo tengo dentro e gli stringo le palle, gliele massaggio un po’ mentre con l’altra mano gli faccio segno di tacere. Quando le voci svaniscono siamo più eccitati di prima e finiamo per esplodere entrambi in un orgasmo. Il bel pasticcere mi farcisce tutta e…
Quella sera Franz ha servito cioccolata con panna ai signori della giuria del Guinness.